Curiosità: il superpotere che aiuta i bambini a crescere

Febbraio 2025

F

in dalla nascita, i bambini esplorano il mondo con occhi pieni di meraviglia. Toccare, assaggiare, osservare, fare domande su tutto: la curiosità è il motore naturale della loro crescita. È attraverso di essa che imparano, fanno esperienza e danno senso a ciò che li circonda. Eppure, crescendo, questa spinta esplorativa può affievolirsi. A volte viene soffocata da un eccesso di informazioni già pronte, altre volte da modelli educativi che premiano la memorizzazione più della scoperta. Ma la curiosità non è solo una fase dell’infanzia: è una qualità da coltivare, perché aiuta i bambini a diventare adulti più creativi, critici e aperti al mondo.

Secondo lo psicologo Daniel Berlyne, esistono due tipi di curiosità. La curiosità percettiva è quella che si accende quando vediamo qualcosa di nuovo e vogliamo esplorarlo con i sensi. È il bambino che tocca una foglia dalla forma strana o osserva incantato una pozzanghera. La curiosità epistemica, invece, è il bisogno profondo di conoscenza, quella che spinge a chiedersi “Perché il cielo è blu?” o “Come fa un aereo a volare?”. Entrambe sono essenziali per la crescita, perché nutrono la scoperta, il pensiero critico e la creatività.

C’è però un aspetto meno noto della curiosità: il suo ruolo nelle relazioni sociali. Un bambino che è curioso delle persone, che chiede agli altri cosa pensano o come si sentono, sviluppa più facilmente empatia e capacità di comunicazione. Diversi studi dimostrano che chi fa più domande viene percepito come più simpatico e coinvolgente, e questo vale anche per i bambini. Chiedere “Perché ti piace questo gioco?” o “Come hai fatto a costruire questa torre?”li aiuta a connettersi con gli altri in modo più profondo. Inoltre, la curiosità è contagiosa: un bambino che si sente ascoltato sarà più propenso a interessarsi agli altri, creando un circolo virtuoso di scambio e comprensione.

Eppure, nonostante i suoi enormi benefici, la curiosità è spesso data per scontata. Si pensa che sia una caratteristica innata e che, se svanisce, sia semplicemente “colpa della crescita”. In realtà, ci sono diversi fattori che possono spegnerla. Uno di questi è il nozionismo, ovvero l’idea che imparare significhi accumulare informazioni anziché farsi domande. Quando la scuola o gli adulti premiano solo chi sa la risposta giusta, senza valorizzare il percorso di scoperta, i bambini smettono di esplorare, perché capiscono che non è quello che ci si aspetta da loro.

Un altro ostacolo è rappresentato dai giochi chiusi, ovvero attività che non lasciano spazio alla creatività e all’iniziativa personale. Molti videogiochi, app e contenuti digitali offrono esperienze già strutturate, dove il bambino è più spettatore che esploratore. Questo non significa che la tecnologia sia un nemico della curiosità, ma che bisogna saper scegliere. I giochi migliori sono quelli aperti, che stimolano l’immaginazione e permettono di fare ipotesi, costruire e sperimentare.

Ma come si può mantenere viva la curiosità? Non esiste una formula magica, perché ogni bambino ha il suo modo di scoprire il mondo. Come già detto, alcuni amano sperimentare con il corpo, arrampicandosi e toccando tutto, altri fanno domande senza sosta, altri ancora si immergono nei mondi della fantasia. Il primo passo è osservare il proprio figlio e capire qual è la sua forma di curiosità più naturale, sostenendola senza forzarla. Anche l’ambiente gioca un ruolo fondamentale: una cameretta con libri, materiali creativi e magari una vista su un angolo verde stimola più curiosità di uno spazio troppo ordinato e privo di varietà. Anche la gestione del tempo è importante: giornate piene di attività programmate al minuto lasciano poco spazio alla scoperta spontanea.

Il modo più semplice per nutrire la curiosità, però, è interagire con i bambini in modo curioso. La prossima volta che vostro figlio vi fa una domanda, provate a rispondere con un’altra domanda: “Tu cosa ne pensi?”. Questo lo aiuterà a formulare ipotesi, a ragionare in autonomia e a sentirsi parte attiva della sua scoperta. Anche i materiali a disposizione possono fare la differenza: fogli, cartone, colori, oggetti di recupero sono strumenti perfetti per dare forma alle idee e trasformare la curiosità in creazione. E, come sempre, il miglior insegnamento è l’esempio: se un genitore si pone domande, si interessa alle cose, legge, sperimenta, il bambino imparerà a fare lo stesso.

Oggi le risposte sono ovunque, a portata di clic. Ma ciò che conta davvero non è avere tutte le informazioni, bensì il desiderio di cercarle. Coltivare la curiosità nei nostri figli significa dare loro uno strumento potente per affrontare il mondo con mente aperta e spirito critico. E forse, nel farlo, possiamo riscoprire anche la nostra.

By | 2025-02-24T17:18:48+00:00 February 24th, 2025|Latest Articles|